CHIAMATI ALLA SANTITA’

Carissimi Fratelli e Sorelle, che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo?

“Per essere santi occorrono due cose: la grazia di Dio e la buona volontà”. (S. Paolo VI)

Spesso si è portati a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti. San Paolo invece parlando del progetto che Dio ha su ciascuno di noi afferma: “In Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al Suo cospetto nella carità” (Ef 1,4). Dunque:

La santità è per tutti!

La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nel vivere uniti a Cristo, nel fare nostri i Suoi atteggiamenti, i Suoi pensieri, i Suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla Sua. Ma rimane la domanda: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Possiamo farlo con le nostre forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo, che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci viene comunicata e che ci trasforma.

Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Qual è l’anima della santità?

La santità cristiana non è altro che lacarità pienamente vissuta.

“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16). Ora Dio ha largamente effuso il Suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, bisogna che ci nutriamo della Parola di Dio, che partecipiamo frequentemente ai sacramenti, soprattutto all’Eucaristia, che coltiviamo l’amicizia con Gesù attraverso una vita di preghiera intensa, che ci mettiamo al servizio dei fratelli.

Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa ci invita a fare memoria di una schiera di Santi, uomini e donne come noi, che collaborando con la Grazia di Dio, hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada.

In ogni epoca della storia, in ogni latitudine del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E costituiscono una straordinaria varietà, come un giardino pieno di svariati e bellissimi fiori.

Sono per noi come delle “stelle” che illuminano il nostro cammino o come delle “segnaletiche” che ci indicano la via da seguire, la via della felicità piena ed eterna. E non dobbiamo pensare solo a quei Santi che sono canonizzati, ma anche alle tante persone buone che il Signore ci ha fatto incontrare e che forse non saranno mai canonizzate; persone “normali”, cioè senza magari un eroismo visibile, ma che hanno vissuto la fede nell’umile quotidiano ed hanno irradiato intorno a sé il profumo e la luce di Cristo.

Carissimi, come è grande e bella ed anche semplice (che non significa necessariamente facile) la vocazione alla santità: è la misura stessa della vita cristiana.

Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio, non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla Sua Parola, anche se ci sentiamo poveri e inadeguati: sarà Lui a trasformarci secondo il Suo amore e farà di noi un capolavoro fantastico!!!

Con grandissimo affetto vi assicuro la mia preghiera e mi affido alla vostra, nel desiderio di ritrovarci un giorno tutti insieme in Paradiso a cantare in eterno le lodi del Signore.

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

IL CORAGGIO DI UN SOGNO

“Per sognare ci vuole coraggio e non solo fantasia, per non accontentarsi del mondo così com’è. La materia di cui sono fatti i sogni è la speranza” (Shakespeare).

La Bibbia è costellata di sogni. Sia nell’ Antico che nel Nuovo Testamento, leggiamo che Dio non disdegna di servirsi dei sogni, talvolta, per manifestare la Sua volontà.

Naturalmente si tratta di sogni non comuni, che sono comunque doni di Dio e non vanno cercati.

Solo per portare alcuni esempi di personaggi biblici a cui Dio ha parlato attraverso i sogni, cito: Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe figlio di Giacobbe e Giuseppe lo sposo di Maria.

Nel Salmo 126 leggiamo: «Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare» (Sal 126,1). Dio fa sognare! Il sogno/stupore che viene da Lui fa vedere la salvezza e la novità che Egli suscita e, riempendo i cuori di speranza, fa desiderare un mondo migliore e fa agire perché ciò si realizzi.

Per i Santi, penso per esempio a S. Francesco d’Assisi e a S. Giovanni Bosco, i sogni sono diventati progetti da realizzare. I Santi, infatti, sono stati uomini e donne di grande concretezza, ma soprattutto di sogni sconfinati, che si sono impegnati con grande passione a tradurre in realtà. Riuscendovi meravigliosamente, con la Grazia di Dio.

Tu hai un sogno? Hai preso coscienza del tuo sogno? Fai tutto ciò che ti è possibile perché si realizzi?

Il mio sogno, ve lo confido, è quello di andare un giorno in Paradiso, insieme a tutti coloro che ho incontrato sul mio cammino, per cantare in eterno l’amore e la misericordia del Signore.

Più volte Papa Francesco si sofferma sul “desiderio di sognare” affermando: “A volte pensiamo che il sogno sia una fantasia, come dipingere il cielo di blu. Eh no, il sogno è un’altra cosa. Ci vuole coraggio per sognare, il coraggio che hanno avuto i santi.

Nessuno, però – sottolinea il Papa –  può affrontare la vita in modo isolato, non si può vivere la fede, i sogni, senza comunità, solo nel proprio cuore o a casa, chiusi e isolati tra quattro mura, c’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti.

Com’è importante sognare insieme! Con gli altri, mai contro gli altri. Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; insieme si costruiscono i sogni”.

Auguro a me e a ciascuno di voi di non temere di sognare in grande.

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

 

FANGO DELLA TERRA E POLVERE DI STELLE

 

Fango della terra e polvere di stelle: questo è l’uomo. Fragile eppure santo in divenire. Figlio della terra e immagine di Dio. Carne e spirito. Debolezza e forza fra le dita di Dio.

Questa definizione dell’uomo mi aiuta ad accettare la mia fragilità e quella altrui e mi incoraggia a guardarla con occhi positivi.

La fragilità non è un difetto, ma piuttosto è l’espressione della condizione umana. Ed è bello sapere che Dio non convoca eroi per il suo Regno, ma uomini e donne veri e perciò segnati dalla fragilità che tutti ci accomuna.

Dio non si merita, si accoglie semplicemente come un dono gratuito e immeritato. Allora c’è speranza per chi non si sente riuscito nella vita.

Nel libro del profeta Geremia leggiamo la storia di un vasaio che vuole realizzare un bel vaso ma se il vaso che egli sta modellando si guasta, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifà con essa un altro vaso.

“Dio non butta mai via la creta, ci rimette sul tornio, ci riprende in mano, ci lavora ancora con la pressione dolce delle sue dita, con il calore del palmo della sua mano” (Ermes Ronchi).

La mia forza è la fiducia che Dio ripone in me, nonostante le mie ripetute cadute. Il primo “credente” è Dio che continua, con tenacia, a credere in me e in te.

Gesù non cerca in me la persona giusta che non so se riuscirò mai ad essere. Cerca la mia debolezza profonda nella quale Egli vuole incarnarsi come lievito, come sole, come fuoco, come spirito dentro la creta, come pace nella tempesta.

Gesù ci rialza, ci dà fiducia, ci conforta, ma poi ci incalza dicendo, come a Pietro: “D’ora in avanti tu sarai”. D’ora in avanti pur rimanendo fragile, diventerai pescatore di uomini. E anche la barca di chi non ha preso nulla può riempirsi, per la sua parola non per il nostro talento.

Allora posso dire: Credo in te, Signore, perché tu credi in me. Ti do fiducia perché tu mi dai fiducia. Ho speranza perché tu hai speranza in me.

Il coraggio della fragilità è il coraggio di scorgere i piccoli segni delle cose nuove che nascono, le prime gemme, le prime luci dell’alba che magari non illuminano tutto il cammino, ma il breve tratto di strada che puoi compiere adesso e che sta proprio dinanzi a te.

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

OGNI RUGA UN SOGNO

OGNI RUGA UN SOGNO – A TUTTI GLI ANZIANI

Carissimi anziani, dal profondo del cuore vi auguro che ogni ruga di cui è solcato il vostro volto racchiuda un sogno.
Non smettete mai di sognare e non invecchierete mai. È vecchio chi non sogna più e non è questione di età.
Sapete, Dio si diverte a compiere le opere migliori con coloro che noi pensiamo non abbiano più niente da dire e da fare nella società. Per Dio invece non è così e nessuno può andare in pensione.

Porto solo due esempi: il primo esempio riguarda Abramo e Sara, una coppia di anziani, a cui Dio regala un figlio nella tarda età e comincia con loro una storia.
Il secondo esempio è S. Giovanni XXIII, il cosiddetto “Papa di transizione”. Cosa poteva fare un Papa così anziano se non starsene tranquillo lui e lasciare tranquilli gli altri, preparandosi semplicemente al supremo passaggio all’altra vita? Invece, docile allo Spirito Santo, fu autore di una vera rivoluzione nella Chiesa indicendo il Concilio Vaticano II.

Carissimi anziani e anziane, mi raccomando non fatevi mai scappare l’espressione: “Ai nostri tempi…”. IL VOSTRO TEMPO È OGGI. Voi non siete stati importanti e utili solo nel passato, ma lo siete oggi, anzi ancor di più oggi.
Lo siete con il bagaglio di conoscenze e di esperienze che avete acquisito e con quelle che ancora dovete acquisire. Si, perché non si smette mai di imparare.
Non smarrite mai la capacità di stupirvi.
Voglio farvi un complimento sincero: AVETE DEGLI OCCHI BELLISSIMI! In essi vi leggo una bellezza pura e originaria, come acqua di sorgente, come quella che contemplo negli occhi dei bambini e che mi ispira una grande tenerezza ed un profondo affetto e rispetto.

Con la vostra scarsa memoria ci ricordate le cose essenziali.
Con il vostro incedere lento, ci obbligate a rallentare la nostra fretta spesso frenetica.
Con la vostra fantasia restituite giocosità alle nostre giornate, spesso troppo seriose.
Se un’ansia avete è quella del Cielo.
Cosa sarebbe il mondo senza di voi?

Che dirvi di più? GRAZIE! VI VOGLIO BENE DAL PROFONDO DEL CUORE!

Sr. Cristiana Scandura osc

LE PERSONE DI MEZZA ETA’

Carissimi Fratelli e Sorelle,

lo confesso candidamente, talvolta durante la liturgia mi indispettisco, anche se cerco di non darlo a vedere e di reprimere questo sentimento interiore perché non appaia all’esterno.
Mi succede quando leggo nei formulari di preghiera le intenzioni che riguardano i giovani e gli anziani e fin qui va bene, nulla da obiettare, soltanto che mi aspetterei un pensiero, un ricordo nella preghiera rivolto a Dio anche per le persone di mezza età, ma niente, rimango puntualmente delusa.
Finora non ho mai trovato da nessuna parte un’intenzione di preghiera rivolta a Dio per le persone di mezza età, allora ho preso la risoluta decisione di pregare ogni giorno in modo particolare per esse. Naturalmente, prima di far parte di questa “categoria” non ci facevo molto caso, ma ora è diverso…
Già la definizione “mezza età” non è che mi faccia molta simpatia, è come se non si fosse né carne né pesce, né giovani, né anziani, ma in una via di mezzo poco decifrabile, poco definibile, poco classificabile.
Ebbene io credo che la cosiddetta “mezza età”, con le crisi caratteristiche di questo periodo, possa essere o diventare uno dei periodi più belli della vita, anche se, per inciso, ogni periodo della vita è bello.
Nella “mezza età” ci sono, diciamo così, delle problematiche proprie: non ci si sente ancora anziani, eppure si percepisce che le forze vengono un po’ meno e non si riesce a fare agevolmente ciò che prima si faceva con estrema facilità, ma non ci si vuole arrendere e si cerca accuratamente e con fatica crescente di non farlo notare.
La memoria comincia un poco ad impallidire, i ricordi sono un po’ confusi come un giorno di nebbia e di caligine, ma ci si giustifica dicendo che anche i giovani dimenticano le cose.
Sul viso cominciano a fare capolino le prime rughe che, naturalmente, lungi dall’essere bene accolte, si cerca di eliminare o nascondere fin dal loro primo apparire.
Al di là di queste cose prettamente fisiche, in questo periodo, forse più che in ogni altro, si tirano le somme della vita che si è vissuta fino ad allora, perché si ha la percezione viva che il tempo che ci sta davanti si accorcia sempre di più. Ci si chiede allora: per chi e per che cosa ho vissuto? Cosa ne ho fatto della mia vita? Quali valori ho coltivato? Che ricordo avranno di me i posteri? Ho lasciato questo mondo un po’ migliore di come l’ho trovato?
Sono convinta che possiamo vivere questo tempo come una sfida positiva, come il tempo in cui, facendo tesoro delle esperienze passate, possiamo portare frutti saporosi, i frutti di un amore maturo.
Carissimi Fratelli e Sorelle di “mezza età”, questo è l’augurio che vi e mi porgo: “VIVIAMO L’ATTIMO PRESENTE COLMANDOLO DI AMORE”.
Infine vi consegno il mio motto: chi non cessa di amare, di cantare e di sognare non invecchia mai!

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

LA DEBOLEZZA DI DIO

La strada scelta da Dio per entrare nella storia dell’uomo è quella dell’umiltà e della debolezza, della fragilità di un bambino.
Se Dio si fosse manifestato a noi nella sua onnipotente grandezza ne saremmo rimasti schiacciati, ma Egli ha scelto di rivelarsi a noi abbassandosi al nostro livello, per poi rialzarci, trasformarci, renderci partecipi della sua pienezza.

Il nostro Dio è così, conosce i sentimenti, conosce la paura, l’angoscia, il desiderio, la gioia, il pianto, ha gridato i suoi perché al cielo, è stato rifiutato dalla terra.
Se il Signore si è fatto fragile come ogni essere umano, la nostra vita che è un intreccio di gioie e dolori, di dolcezze e di amarezze, acquista un senso nuovo.
Dio “ci salva non dalla sofferenza, ma nella sofferenza, ci protegge non dal dolore, ma nel dolore; ci libera non dalla morte, ma nella morte” (Bonhoeffer).

Ci fa ricchi, ma di povertà, di piccole cose, fragili. Il Signore ama il piccolo, è il suo stile costante. Perché il piccolo non si impone, si propone; può essere accettato o rifiutato. È la garanzia della nostra libertà.

Nonostante la vita degli uomini sia attraversata dalle tenebre del male, in tutte le sue forme, dall’egoismo che alberga nel nostro cuore alle grandi guerre, la Misericordia di Dio è per noi l’unica grande tavola di salvezza, è come una mano sempre tesa per tirarci fuori dal gorgo del male e del peccato, se la afferriamo.

Scrive Bonhœffer: ‹‹Dio non si vergogna di ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”.

Dove gli uomini distolgono con indifferenza il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente.

Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e a Dio, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore››.

Non possiamo vivere senza Dio. Per quanto possiamo far finta di non sentire, ogni cellula del nostro essere, come impregnata di celeste nostalgia, lo attesta e lo grida, invocando: Vieni, Signore Gesù!

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc