IL MISTERO DELLA DIVINA CHIAMATA – Sr. Ch. Cristiana Scandura osc – 4. Meditazione

“SULLA TUA PAROLA…” (LC 5, 5).

Ogni vocazione è la storia di una povertà riempita di grazia.

Luca dà una versione della chiamata dei primi discepoli in parte diversa da quella di Giovanni: la colloca dopo la descrizione di una prima attività pubblica di Gesù e all’interno di un episodio prodigioso (la pesca miracolosa), dandole più dinamismo e una motivazione più plausibile, legata non solo al fascino della persona del Maestro, ma all’esperienza soggettiva della potenza della sua parola. “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (Lc 5, 5). Per cominciare, l’esperienza del nulla è importante e non può mancare, è purificazione e benedizione. Dio è attratto dal nulla dell’uomo! Pietro già conosceva Gesù come Rabbì, lo aveva sentito parlare e visto operare prodigi, c’era una certa familiarità tra i due se Gesù usò la sua barca per parlare alla folla. D’altro lato l’esperto pescatore ben sapeva che quella non era giornata per la pesca, vista l’inutile fatica notturna. Ma ora, dinanzi alla provocazione del Maestro, scatta in lui qualcosa di assolutamente nuovo, qualcosa che sa di sfida o scommessa, ma che anche dice fiducia e abbandono, qualcosa di decisivo, che Pietro attendeva, forse senza saperlo. Non vi possono essere altre motivazioni nel progetto di seguire il Maestro al di fuori di quella Parola da cui ci si sente chiamati. Non le proprie doti, i sogni, la carriera…, così come non possono impedire la chiamata le proprie paure, reticenze, incapacità… La Parola del Signore, ovvero il fatto che sia Lui a chiamare, è l’unica certezza e forza che spinge il giovane chiamato a non tirarsi indietro.

“LE RETI SI ROMPEVANO… E LE BARCHE QUASI AFFONDAVANO” (Cfr Lc 5, 6).

Che bello lo stile iperbolico evangelico! Ma non avevano faticato tutta la notte senza pescare nulla? È il prodigio dell’incontro tra il nulla dell’uomo e il tutto di Dio, già altre volte evidenziato nelle scritture sante. Come quando l’orcio della vedova dei tempi di Elia si riempie misteriosamente di olio, o i 4 pani e 2 pesci di un ragazzo diventano cibo che sazia una moltitudine, o l’acqua a Cana si trasforma in vino pregiato… È la storia di ogni vocazione: storia di una povertà riempita di grazia, dell’impossibile umano che diviene possibile in Dio, di una debolezza che diventa forza! “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5, 8). Che strano! Invece di godere per il prodigio operato da Gesù, e magari sfruttarne i vantaggi, Pietro è indotto a riconoscere la propria miseria. Ma forse le due cose non sono in contraddizione tra loro: chi si apre alla grandezza dell’Eterno, coglie al tempo stesso tutta la propria nullità; ma senza disperare. Ed ecco di nuovo la condizione che autentica la scelta vocazionale: riconoscere che la chiamata viene da Dio, che non è per niente motivata dai propri talenti o meritata dalle virtù, né è atto eroico; perché è solo risposta, piccola e insieme inevitabile, a un atto di amore previo, grande e continuo nel tempo. “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5, 12). Pietro ha paura, come ogni chiamato nella Bibbia. E Gesù ha un singolare metodo per rispondere alla sua paura: rincara la dose, quasi aumenta ancor più la portata della sua proposta, da Pietro solo vagamente intuita. Diverrà pescatore di uomini! E non è che l’intuizione si chiarisca, semmai si fa ancor più misteriosa. Ma che importa? Ciò che conta è che a questo punto sparisce la paura, per fare spazio all’abbandono fiducioso alla Parola di Dio.

“TIRATE LE BARCHE A TERRA, LASCIARONO TUTTO E LO SEGUIRONO” (LC 5, 11).

Pietro non risponde nulla alla proposta di Gesù, né chiede alcuna spiegazione. Né lui, né gli altri. Di fronte a un’esperienza come questa non ha senso discutere. C’è solo da tirare le conclusioni logiche: lasciar tutto e seguirlo. Due verbi radicali, che sono gli elementi costitutivi della vocazione e che non possono essere disgiunti per nessun motivo. Si lascia tutto per essere liberi di seguirlo, si segue Lui come il bene più grande e dunque si lascia tutto il resto. Altre reti attendono. Per altri mari…

TUTTO O NIENTE. LA RADICALITA’ DELLA CHIAMATA.

Le radicali esigenze della chiamata a seguire Gesù a volte sembrano scoraggiare anziché invogliare alla vocazione. Infatti la vocazione non è mai “soft”.

Gesù sta andando verso Gerusalemme ove si compirà la sua missione. È il momento decisivo, quello in cui anche il suo insegnamento assume contorni definitivi e si precisa nella sua portata la chiamata di chi lo segue.

Per questo l’episodio narrato da Luca – dei tre candidati al discepolato, posti dinanzi alle esigenze del Regno lungo questo cammino (cfr Lc 9,57-62) – ben si adatta alla nostra riflessione sulla drammatica possibilità di non rispondere alla chiamata del Signore, al di là di una apparente disponibilità. Tutti e tre i personaggi qui descritti sembrano bene intenzionati; addirittura il primo e il terzo si fanno avanti loro stessi con sicurezza (“Ti seguirò…”), ma poi l’evangelista non rivela quale risposta abbiano dato alle esigenze indicate da Gesù.

Un motivo in più per sentirci coinvolti e interpellati noi stessi nelle nostre indecisioni vocazionali.

“LE VOLPI HANNO LE LORO TANE, MA IL FIGLIO DELL’UOMO…” (LC 9, 58).

Il primo dei tre personaggi usa proprio una bella espressione, spesso citata nei vari corsi di animazione vocazionale. “Ti seguirò dovunque tu vada”, laddove l’avverbio pare voler dire una disponibilità a 360 gradi: in ogni caso, per qualsiasi strada, fino alla fine… Ma Gesù, stranamente, pare non cogliere con entusiasmo l’offerta. Anzi, ribatte prospettando scenari scoraggianti, condizioni di vita proibitive: se le volpi hanno le tane “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. È la radicalità più piena, che tocca un’esigenza umana tra le più elementari e universali: la “casa”, simbolo quanto mai espressivo di un luogo che sia mio e ove io possa essere me stesso, ove ritrovare le mie radici e la mia identità, di cose che mi appartengano, di uno spazio cui possa dare la mia impronta caratteristica, che mi accoglie e rilassa…

Tutte esigenze legittime, ma anzitutto la chiamata che viene dal Signore va oltre, non si ferma al livello della “sistemazione”, non pone al centro della vita le esigenze della persona del chiamato. Inoltre, Gesù è preoccupato che il messaggio sia chiaro: la vocazione viene da Lui, è il Maestro che chiama, non il singolo che si autocandida, magari presumendo di avere tutti i requisiti per meritare la chiamata. La vocazione cristiana è questione di amore: Dio chiama perché ama.

“LASCIA CHE I MORTI SEPPELLISCANO I LORO MORTI…” (MT 8, 22).

Gesù prende l’iniziativa nei confronti di questo giovane con un perentorio “Seguimi”, che sembra non ammettere reticenze. Il chiamato infatti non dice di no, pare accettare, ma ha una richiesta, del tutto comprensibile: quella di andare a seppellire il padre. E si prende una risposta delle più ardue dell’intero Vangelo: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Gesù è uno strano animatore vocazionale, non fa nulla per sedurre e ingannare, pur di strappare un assenso. In alcuni casi, come qui, la mette giù veramente dura, andando quasi contro un comandamento o una legge naturale. Ma chi sono i “morti”? Sono coloro quelli che rifiutano di accogliere la vera Vita che è Cristo. Gesù chiede di non seguire costoro, di non accontentarsi di sopravvivere, di non andar dietro a mercanti di morte e di infelicità, e vivi, ma di assaporare la vita vera e sovrabbondante che solo Lui può dare.

E allora la frase di Gesù non suona più pessimista e lugubre, ma è quanto mai pertinente in una cultura di morte come la nostra, che illude e seduce i giovani con false promesse di felicità, ma regala alla fine solo frustrazione e disincanto, depressione e a volte disperazione.

“NESSUNO CHE HA MESSO MANO ALL’ALATRO E POI SI VOLGE INDIETRO…” (Lc 9, 62).

In questo terzo caso c’è un giovane che si propone, come il primo, ma frapponendo una condizione: “Ti seguirò, ma lascia che vada a congedarmi prima da quelli di casa” (Lc 9, 61). Sembrerebbe anche questa una domanda legittima, eppure anche qui Gesù replica che seguire Lui esige radicalità e urgenza. Quando il Signore chiama, dà anche la grazia di rispondere alla chiamata. Come diceva e pregava Sant’Agostino: “Dona quel che comandi e poi comanda pure quel che vuoi”. (Continua)

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