IL MISTERO DELLA DIVINA CHIAMATA – Sr. Ch. Cristiana Scandura osc – 1. Meditazione

 LA DIVINA CHIAMATA

“Si può ben dire che l’uomo è essenzialmente un chiamato, sia perché la chiamata lo costituisce nell’essere (chiamata alla vita), sia perché egli si realizza esattamente nell’essere chiamato e nel rispondere alla chiamata, dunque nell’obbedire. L’uomo è un essere responsoriale, capace di risposta, “responsabile” e di risposta addirittura a Dio, l’eterno chiamante, colui che chiama senza sosta, Dio infatti chiama perché ama, chiama per manifestare il suo progetto d’amore, chiama perché l’uomo sia felice. Dio quando ama chiama. Per questo non cessa di chiamare. Anzi, potremmo dire che la chiamata è l’attività tipica e specifica della Trinità santissima. E proprio per questo l’obbedienza si pone come gesto primordiale della vita dell’uomo: l’essere umano viene all’esistenza per un atto d’obbedienza alla chiamata dell’Eterno, nasce, potremmo dire, come essere obbediente, tale “per natura”. E l’obbedienza è subito ben più che una virtù, una condizione dell’esistenza umana.

Dio quando chiama si rivela

Tutte le chiamate di Dio, nella storia della salvezza, sono legate a una qualche rivelazione di Dio stesso. Il chiamato è regolarmente posto di fronte a una nuova immagine del divino, inedita e sorprendente (ricordiamo l’espressione di Giobbe: “Prima ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono”). Mosé, Abramo, Giacobbe…, e poi Geremia, Isaia, tutti i profeti…, i dodici, Maria, Paolo…, tutti hanno conosciuto il Padre attraverso una chiamata che mentre ne svelava il volto apriva impensati orizzonti all’esistenza terrena del chiamato. Per questo la risposta è difficile, poiché implica l’obbedienza al mistero che non cessa di svelarsi, perché è sempre ingresso in una terra straniera.

LE VOCAZIONI E LE MISSIONI NELL’ANTICO TESTAMENTO

Le scene di vocazione sono tra le pagine più importanti della Bibbia. La vocazione di Mosè al roveto ardente (Es 3), quella di Isaia nel tempio (Is 6), il dialogo tra Jahve ed il giovane Geremia (Ger 1), mettono in rilievo la presenza Dio nella sua maestà e nel suo mistero, e l’uomo in tutta la sua verità, nella sua paura e nella sua generosità, nelle sue potenze di resistenza e di accettazione. Perché questi racconti occupino un simile posto nella Bibbia, bisogna che la vocazione sia, nella rivelazione di Dio e nella salvezza dell’uomo, un momento veramente importante. Tutte le vocazioni dell’Antico Testamento hanno come oggetto delle missioni: Dio chiama per mandare. Ad Abramo, a Mosè, ad Amos, ad Isaia, a Geremia, ad Ezechiele, egli ripete lo stesso ordine: Và!

La vocazione è la chiamata che Dio fa sentire all’uomo che si è scelto e che destina ad un’opera particolare nel suo disegno di salvezza e nel destino del suo popolo. All’origine della vocazione c’è dunque un’elezione divina; al suo termine, una volontà divina da compiere. Tuttavia la vocazione aggiunge qualcosa alla elezione ed alla missione: una chiamata personale rivolta alla coscienza più profonda dell’individuo, che ne sconvolge l’esistenza, non soltanto nelle sue condizioni esterne, ma sin nel cuore, facendone un altro uomo. Questo aspetto personale della vocazione è reso nei testi: spesso si sente Dio pronunciare il nome di colui che egli chiama. Talora, per meglio indicare la sua presa di possesso ed il cambiamento di esistenza che essa significa, Dio dà un nome nuovo al suo eletto. E Dio si aspetta una risposta alla sua chiamata, una adesione istantanea, ma spesso l’uomo è preso da paura e tenta di sottrarsi (si pensi a Mosè preso da sgomento o a Giona che fugge lontano da Dio). E questo perché la vocazione è esigente e va controcorrente.

VOCAZIONE DELLA VERGINE MARIA

Maria è il modello dell’accoglienza della divina chiamata che si posa su un cuore in ascolto e attento ai segni di Dio (premessa questa indispensabile per poter percepire la divina chiamata) ed è modello dell’adesione incondizionata al progetto di Dio. Il sì pronunciato da Maria quando l’Angelo Gabriele Le annuncia che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio, del Messia atteso, è un sì che si rinnova ogni giorno e si perpetua fino alla sofferenza più atroce per una Madre: veder morire in croce come un malfattore Colui che è il Signore di tutti e il Figlio diletto del Padre e suo. L’eccomi pronunciato da Maria nei misteri gaudiosi della vita del suo Figlio, è pienamente rinnovato anche nei misteri dolorosi che non si fanno attendere (si pensi alla fuga in Egitto poco tempo dopo la nascita di Gesù, agli anni vissuti da Gesù a Nazareth nella povertà, nel lavoro, nel nascondimento, alla vita pubblica di Gesù dove è fatto ben presto oggetto di persecuzioni, fino a quella suprema che culminerà nel tradimento, nell’accusa ingiusta e nella crocifissione).

Maria ha imparato a custodire e meditare nel cuore tutti gli eventi che riguardano Gesù, confrontandoli con le parole dei Profeti e dell’Antico Testamento in genere. Da questa meditazione assidua trae forza e luce sul Mistero grande di quel Figlio che Le è stato donato dal Cielo per la salvezza di tutti.

Nella vita di ogni chiamato\a sono presenti i misteri gaudiosi (per esempio l’entusiasmo degli inizi), i misteri dolorosi (le prove, la purificazione della fede, degli affetti, ecc…), nonché i misteri gloriosi per chi avrà perseverato fedelmente sino alla fine. Si parla qui non di una fedeltà stanca e trascinata, ma di una fedeltà gioiosa che rinnova lo slancio iniziale e che anzi si fa più matura e responsabile col passare degli anni.

È bene, ammonisce Gesù, che chi si siede per costruire una torre, consideri bene se ha i mezzi per poterla ultimare e che chi si reca in guerra contro un avversario valuti e misuri le forse sue e del nemico. Fuori metafora… chi si mette alla sequela di Cristo deve ben considerare che il Maestro non ha dove posare il capo, non promette glorie e onori su questa terra anzi annuncia che se hanno perseguitato Lui perseguiteranno anche i Suoi discepoli, non ci invita a lauti banchetti ma ci esorta a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguirLo… se vogliamo.

Il Signore promette la vita eterna a coloro che hanno abbandonato tutto per seguirLo; ora questa vita eterna, è vero, cominciamo a gustarla quaggiù ma in mezzo alle inevitabili tribolazioni che è bene mettere in conto. La Beata Vergine Maria non si è tirata indietro, né lo hanno fatto i Santi; essi anzi attestano che una sola esperienza di Dio ha donato loro così tanta gioia, consolazione, giubilo del cuore, pace ineguagliabile, da stimare un nulla tutte le sofferenze patite per Cristo.

Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

https://www.facebook.com/suorcristianascandura

https://www.instagram.com/sr.cristianascandura/

https://www.youtube.com/c/SrCristianaScanduraosc