E’ una sera di primavera, Gesù con i suoi discepoli è invitato a cena dal suo amico Lazzaro di Betania. Nei discepoli siamo invitati anche noi a questa cena tra amici, intima, familiare, che scalda il cuore. Una cena all’apparenza normale, se non fosse per la presenza di Gesù… dove Lui è presente accade sempre l’imprevedibile.
Entriamo, dunque, in casa per assiderci a mensa. L’apostolo Giovanni, quella sera, era uno dei commensali, e da uomo dallo sguardo acuto e profondo, ci ha lasciato un ricordo indelebile di quella cena, facendocela gustare nelle varie portate: gusto dell’amore, dell’amicizia, del dono senza calcoli. Ascoltiamo cosa racconta Giovanni:
“Sei giorni prima della Pasqua Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12, 1- 3).
Maria (da non confondere con le altre donne che nei vangeli hanno compiuto un gesto simile), donna del silenzio e dell’ascolto si era dissetata alla Parola del Maestro, imparando da Lui l’arte dell’amore vero, quello gratuito, eccessivo, quello che sa gioire di ogni piccola cosa, che sa soffrire (quando si ama si soffre!), quello sprecato! Sì, sprecato come il profumo di nardo. Il cuore di Maria trabocca di amore e di gratitudine per Gesù, e durante quella cena coglie l’occasione per effonderlo interamente su di Lui con un gesto eloquente. I gesti valgono più di mille parole ed esprimono il linguaggio dell’amore. Questo Maria lo sa bene, così non trovando le parole adatte ad esternare i suoi sentimenti, li affida al profumo.
Non dà a Gesù il vasetto di profumo ben impacchettato come fosse un regalo di compleanno, ma glielo versa tutto sui piedi. E, come se non bastasse (l’amore è esagerato), glieli asciuga poi con i suoi capelli. Gesù non si lascia scomporre da questo gesto, anzi, lo gradisce di buon grado e lo fa suo quando, alcuni giorni dopo, sarà Lui a lavare i piedi degli Apostoli.
L’evangelista narra questo gesto con poche parole, precise, scultoree. Perché lo stupore dei commensali e il giudizio cinico di Giuda? Perché il profumo di puro nardo era costosissimo, un lusso per pochi, e usarne in quantità esorbitante in quel modo appariva uno spreco inutile. Inutile per chi ha il cuore gretto, chiuso, ripiegato sui propri meschini interessi.
“Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”.
Quel profumo era lì, insistente, penetrante, chiaro, provocatorio! I commensali, eccetto Giuda, hanno capito la lezione e si sono lasciati scuotere interiormente. L’amore è profumato!
Come il profumo stimola i sensi e ci inebria, così l’amore penetra nelle profondità del cuore, stimola la nostra vita e ci fa uscire da noi stessi.
Inoltre, come il profumo copre i cattivi odori, così l’amore copre la moltitudine dei peccati nella Chiesa e nel mondo. Di S. Chiara è stato scritto che:
“Spezzando l’alabastro del suo corpo, riempì dell’aroma della sua santità tutta la Chiesa”
(FF 3285).
Con evidente riferimento al brano evangelico di cui stiamo parlando, la vita di Chiara è stata paragonata al profumo versato per amore di Cristo. Una vita donata nel silenzio del monastero, all’ombra della quotidianità, nella santa unità con le Sorelle, nella povertà volontaria e infine nella malattia. Una vita nascosta, ma che ha riempito la Chiesa e ha attraversato i secoli, attirando altre donne a fare altrettanto.
Il profumo non si vede, non fa rumore, eppure si sente! Allo stesso modo dev’essere un cristiano. Tutti, infatti, in virtù del Battesimo, siamo chiamati a spandere profumo di santità, ad essere il “buon odore di Cristo” nel mondo. O, come dice Gesù, ad essere: “sale della terra”
Ciò vuol dire compiere sempre il bene nell’umiltà senza mettersi in mostra; andare incontro agli altri col sorriso e con la gentilezza anche quando ci costa; rispondere con il bene al male. Significa anche apprezzare e amare il prossimo così com’è, senza giudicarlo; non criticare, né fare pettegolezzi; essere sempre pronti a servire e obbedire, anche quando si occupano posti di autorità.
Seguire Gesù significa ricalcarne fedelmente le orme…. in tutto! Nei sentimenti, nelle parole e nelle opere.
Per fare questo, è bene ricordare che, per divenire noi profumo, dobbiamo prima inebriarci del profumo di Gesù:
“Inebrianti sono i tuoi profumi…
trascinami con te, corriamo!”
(Ct 1, 3- 4).
Lasciamoci pervadere interamente da Gesù e corriamo… corriamo attratti dalla sua bellezza, dalla sua dolcezza. Solo Gesù può saziare il nostro profondo desiderio di essere amati, capiti, accolti per ciò che siamo.
Il profumo di Gesù è unguento che lenisce le nostre ferite e ci consola nel dolore e nella tristezza, è balsamo che ammorbidisce i cuori induriti. È vita e risurrezione. È bussola per il Paradiso, infatti è lì che ci attira, ricordandoci che siamo pellegrini e forestieri su questa terra.
La nostra casa è in Cielo dove non ci sarà più il dolore, il lutto, le malattie, le divisioni. Ma tutti saremo insieme per sempre…uniti in un abbraccio eterno.
Lasciamoci attrarre da Gesù, abbandoniamoci fiduciosi e corriamo lieti sulla scia del suo profumo!
“Servite il Signore nella gioia” (Sal 99).
Sr. Ch. Aurora della Madonna delle lacrime osc
Audio: Lodi all’Altissimo!