L’incontro tra due assetati. La sete di Gesù e la sete della Samaritana.
La sete dell’uomo.
La sete esprime un bisogno naturale che accomuna tutti gli uomini. L’organismo umano ha bisogno di bere acqua per vivere. È dunque una questione di vita o di morte.
Ma c’è una sete ancor più profonda: la sete di amore, di felicità, di senso.
Spesso si cerca di dissetare questa sete attingendo a pozzi inconsistenti, con il risultato che la sete aumenta ancora di più.
Anche nelle scelte sbagliate che si possono compiere, si nasconde il desiderio di colmare questa sete. Ma, dice S. Agostino: “Il nostro cuore è inquieto se non riposa non Dio” la nostra sete rimane inappagata se cerchiamo di estinguerla altrimenti, perché nessuna cosa e nessuna persona può colmarla.
Nel nostro cuore c’è una profonda nostalgia di Dio, alla cui immagine e somiglianza siamo stati creati.
Il dialogo di Gesù con la donna samaritana ha da sempre affascinato artisti e interpreti. L’episodio è ricchissimo di simbolismi, a cominciare dal nome del luogo dell’incontro. Sicàr significa ”qualcosa è intasato”. L’uomo spesso sperimenta di essere intasato, separato dalla sua sorgente. Quella sorgente da cui dovrebbe zampillare nel suo cuore la gioia, la felicità.
Ogni uomo è in cerca della felicità, spesso però egli la cerca in “pozzi” sbagliati, prosciugati, vuoti, che non la contengono.
La prima parte del dialogo tra Gesù e la samaritana ruotano attorno all’acqua, al pozzo e alla sorgente. Tutti e tre i concetti sono immagini di una realtà più profonda: rimandano all’uomo che brama l’acqua atta a spegnere la sua sete, che è principalmente sete di amore.
Qui Gesù parla dell’acqua viva. L’acqua viva è innanzitutto acqua sorgiva in contrapposizione all’acqua stagnante di una cisterna.
Da sempre l’umanità ha sognato un’acqua di vita, una fonte dell’eterna giovinezza, un’acqua che comunichi un sentimento di vita nuovo e sempre giovane, che guarisca le ferite e preservi dalla vecchiaia e dalla morte. Gesù si riallaccia a questo anelito originario dell’uomo e soddisfa quello che l’uomo brama nel proprio cuore: egli dona l’acqua che dà la vita eterna.
Ma in che modo la dona? Non è solo l’acqua battesimale quella a cui Giovanni vuole qui rimandare. Se accogliamo in noi Gesù e la sua Parola, egli diventa per noi l’acqua che risana e rinfresca: egli ci porta a contatto con la sorgente interiore dell’acqua viva che zampilla nella nostra anima, ma da cui spesso noi siamo tagliati fuori.
Alla sete di vita fa seguito il desiderio d’amore. I sei uomini che la donna ha avuto, sono simbolo degli idoli con cui siamo sposati: denaro, potere, sessualità, gloria, ecc… gli idoli però non riescono a colmare ad appagare l’anelito di vita e di amore che il nostro cuore sente e ci lasciano più vuoti e tristi di prima.
Soltanto se ci inginocchiamo davanti a Dio e lo adoriamo raggiungiamo la meta del nostro desiderio. Solo allora il nostro cuore inquieto si placa.
I sei mariti sono immagine della sete di vita inappagata della donna e dell’autoillusione di cui siamo schiavi tutti quanti, come se il nostro anelito infinito potesse essere soddisfatto da persone o da cose. I sei mariti rimandano infine al settimo sposo, a Gesù che sulla croce si lascia squarciare il cuore per dimostrarci il Suo Amore, senza limiti e senza pretese. Un amore gratuito, personale, unico, fedele, che solo può colmare la nostra sete di amore infinito.
Notiamo come durante il dialogo della donna samaritana con Gesù, nel cuore di questa abbia cominciato a zampillare la sorgente di acqua viva di cui le parla Gesù, tanto è vero che essa, lascia la brocca con la quale era venuta al pozzo per attingere l’acqua e corre ad annunciare ai suoi concittadini che ha incontrato il Messia.
La sete di Dio.
Se l’uomo ha sete di Dio, lo sappia o no, e ne è prova che niente e nessuno può appagarlo, anche Dio ha sete dell’uomo, ha sete di me e di te.
“Dammi da bere” (Gv 4, 7) dice Gesù alla Samaritana. “Ho sete” (Gv 19, 28), ripete sulla Croce. Sete della mia e della tua risposta al Suo Amore.
Il Suo Sangue versato sulla Croce non sia vano.
L’Eucaristia è il luogo d’incontro fra due assetati o meglio ancora fra due innamorati. Ma anche quando dedichiamo del tempo alla preghiera che altro non è che incontro con l’Amato, l’Amico, il Fratello, il Signore, lo Sposo, si realizza l’incontro fra due assetati.
Tu hai preso coscienza della tua sete?
Quali sono i pozzi ai quali hai cercato di dissetarti?
Quali di essi ti hanno deluso e dove invece hai trovato la gioia vera e duratura?
Vi abbraccio fraternamente in Cristo:
Sr. Ch. Cristiana Scandura osc
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