La storia di ogni uomo è una storia d’amore,

a saperci leggere dentro è zeppa di interventi divini, talvolta discreti e quasi nascosti, talaltra invece manifesti.

A te che leggi desidero partecipare la mia storia, spinta dal desiderio di dar gloria a Dio per le meraviglie che ha operato nella mia vita e di esserti di stimolo a rileggere la tua storia alla luce di Dio, per scoprirvi il Suo Amore di predilezione.

Non posso fare a meno di rendere testimonianza che Dio è Amore, anche se sono consapevole della povertà delle mie parole, quando sfioro questo tema.
Ultima di quattro figli, fino all’età di 18\20 anni, vivevo come la maggior parte dei giovani, frequentavo l’Università, avevo parecchie amicizie, vivevo una vita abbastanza serena, apparentemente felice.  

Tuttavia nel profondo del cuore, a più riprese, il Signore mi faceva sentire una certa insoddisfazione e il desiderio profondo di conoscerlo meglio, di fare della mia vita qualcosa di più grande, di più bello, mi metteva nel cuore un anelito che io non capivo, non riuscivo a decifrare ancora. Solo mi accorgevo che le gioie, anche lecite, che mi dava il mondo, anziché appagarmi, mi lasciavano con un senso di vuoto e di tristezza.

All’età di 18 anni, proprio la notte di Pasqua, il Signore chiamò a Sé mia Madre. Quel dolore, oltre a spezzarmi il cuore, fu come se spezzasse le mie resistenze interiori, mai come allora sentii accanto a me la Presenza del Signore. A distanza di poco meno di due anni, anche mio Padre, non resistendo al dolore per la perdita di mia Madre, ritornava alla Patria Celeste.

Questi eventi dolorosi mi portarono ad aprire gli occhi sul fatto che la vita è breve, che si vive una sola volta ed è importante spendere bene questa vita, impiegandola nell’unica cosa necessaria: conoscere Dio. E conoscere Dio significa diventare come Lui: AMORE.

In questo tempo ricordo che ricercando Chiese solitarie, trascorrevo molto tempo ai piedi del Tabernacolo, chiedendo a Gesù cosa volesse dirmi con la storia che stava facendo con me e stando in ascolto della Sua voce che parla al cuore in maniera molto eloquente.

Non saprei ridire quello che passava tra me e Gesù in questi momenti. A poco a poco mi caddero come delle bende dagli occhi e cominciai a guardare la storia, la mia storia con gli occhi di Dio. Fino allora era come se avessi conosciuto il Signore solo per sentito dire. L’Amore di Dio che sperimentavo guariva le mie ferite, colmava la sete profonda del mio cuore, mi dava una gioia che non avevo mai sperimentato prima e che è molto diversa da quella fallace che dà il mondo.

Quell’Amore smisurato che Dio ha per me, come lo ha per ciascun uomo personalmente, Amore che Lo spinse a dare la vita sulla Croce, mi portava a chiedermi come potessi ricambiare. Come? Distribuendo i miei beni ai poveri? Anche, ma l’Amore di Dio è esigente, Egli vuole tutto per donarci tutto Se stesso. Quando lo scoprii trasalivo per la gioia, per la felicità che un tale Signore, il Creatore del cielo e della terra, si fosse chinato su di me poverella e mi avesse chiamata nientemeno che a divenire Sua Sposa. Dopo un primo istante di smarrimento e di meraviglia per tanta degnazione, non persi tempo a rispondere SI all’invito del Signore, per timore che Egli passasse oltre ed io perdessi la perla preziosa, il tesoro nascosto che il Signore voleva donarmi. Altro che rinuncia!!! Il Signore ha promesso a quelli che lasciano tutto per seguirLo il centuplo quaggiù e la vita eterna che è Lui stesso, certo insieme a persecuzioni, come precisa l’evangelista Marco.

Compresi gradualmente il progetto di Dio su di me. Lo compresi sia attraverso gli eventi della mia storia, sia attraverso le Parole che il Signore mi donò in questo tempo di travaglio e di ricerca e che sono per me dei memoriali.

In questo periodo infatti mi trovai a partecipare per la prima volta e quasi per caso ad un incontro vocazionale, sul finire del quale il Sacerdote mi consegnò un biglietto con una frase del Vangelo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mc 19,21).

Chissà quante volte avevo sentito questa frase, ma quella volta mi parve rivolta proprio a me, non la potevo dimenticare, mi risuonava dentro giorno e notte, invitante e inquietante.

“Vendere tutto per seguire il Signore, dove? In che modo?” Mi chiedevo. Non sapevo ancora come questa Parola si sarebbe compiuta in me. Alcuni mesi dopo presi parte ad un altro incontro vocazionale. Stavolta nel biglietto che il Sacerdote mi consegnò, il Signore mi chiedeva di seguirLo prendendo la mia croce. Interiormente mi sentivo orientata verso una scelta di vita radicale, lo Spirito Santo potenziava nel mio cuore il desiderio di immergermi nella preghiera, nella comunione profonda con Dio, nell’ascolto della Sua Parola e già non mi bastava più il tempo trascorso in Chiesa, ma sentivo l’impulso a consacrare tutta la mia vita a Dio nell’orazione incessante.

L’ultimo incontro vocazionale cui partecipai fu in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, tenutasi a Santiago de Compostella (Spagna). Nel viaggio di ritorno il catechista che ci accompagnava aprendo la Bibbia a caso mi consegnò quella Parola che dissipò i restanti miei dubbi: “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi, come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12,1s).

Entrata in Monastero alla Vigilia della Solennità dell’Immacolata Concezione, per fare quindici giorni di ritiro e conoscere meglio la volontà di Dio, compresi già al secondo giorno, attraverso la gioia e la pace che avevo nel cuore, che questo era il posto preparatomi dal Signore. Mentre stavo pensando se dovevo tornare a casa per salutare i miei familiari, che del resto erano preparati solo a lasciarmi fare un ritiro di pochi giorni, accadde che proprio quel giorno durante l’adorazione pomeridiana venisse proclamato il passo del Vangelo ove il giovane chiamato da Gesù, Gli dice: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congeda da quelli di casa” (era l’identica situazione in cui mi trovavo io), ma Gesù gli risponde: “Chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro, non è adatto per il regno dei Cieli” e così sulla Sua Parola sono rimasta.

Ormai da parecchi anni, gli anni più belli della mia vita, sto seguendo il Signore, sulle orme di Francesco e Chiara, non ho mai avuto alcun ripensamento o rimpianto. Tutt’altro!

Servire il Signore è un’avventura meravigliosa che non si può descrivere a parole, ma si può soltanto invitare a farne esperienza, come disse Filippo a Natanaele: “Vieni e vedi” (Gv 2,46).

Lodate Dio e magnificateLo con me per le opere meravigliose del Suo Amore Misericordioso, tutto l’Universo ne celebri la bontà e la gloria in eterno. Amen!

Con grande fraterno affetto
Sr. Ch. Cristiana Scandura osc