LA DEBOLEZZA DI DIO
La strada scelta da Dio per entrare nella storia dell’uomo è quella dell’umiltà e della debolezza, della fragilità di un bambino.
Se Dio si fosse manifestato a noi nella sua onnipotente grandezza ne saremmo rimasti schiacciati, ma Egli ha scelto di rivelarsi a noi abbassandosi al nostro livello, per poi rialzarci, trasformarci, renderci partecipi della sua pienezza.
Il nostro Dio è così, conosce i sentimenti, conosce la paura, l’angoscia, il desiderio, la gioia, il pianto, ha gridato i suoi perché al cielo, è stato rifiutato dalla terra.
Se il Signore si è fatto fragile come ogni essere umano, la nostra vita che è un intreccio di gioie e dolori, di dolcezze e di amarezze, acquista un senso nuovo.
Dio “ci salva non dalla sofferenza, ma nella sofferenza, ci protegge non dal dolore, ma nel dolore; ci libera non dalla morte, ma nella morte” (Bonhoeffer).
Ci fa ricchi, ma di povertà, di piccole cose, fragili. Il Signore ama il piccolo, è il suo stile costante. Perché il piccolo non si impone, si propone; può essere accettato o rifiutato. È la garanzia della nostra libertà.
Nonostante la vita degli uomini sia attraversata dalle tenebre del male, in tutte le sue forme, dall’egoismo che alberga nel nostro cuore alle grandi guerre, la Misericordia di Dio è per noi l’unica grande tavola di salvezza, è come una mano sempre tesa per tirarci fuori dal gorgo del male e del peccato, se la afferriamo.
Scrive Bonhœffer: ‹‹Dio non si vergogna di ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”.
Dove gli uomini distolgono con indifferenza il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente.
Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e a Dio, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore››.
Non possiamo vivere senza Dio. Per quanto possiamo far finta di non sentire, ogni cellula del nostro essere, come impregnata di celeste nostalgia, lo attesta e lo grida, invocando: Vieni, Signore Gesù!
Sr. Ch. Cristiana Scandura osc